Profilo

ALBERTO BRUNO (Napoli 1866-1922)

Lamberto Vitali nel saggio pubblicato nella Storia della fotografia di Pollack (Garzanti 1959) , ripreso nella prefazione alle fotografie del conte Primoli ( Einaudi 1968 ) , così scriveva : “….il capitolo della storia della fotografia che riserverà sorprese maggiori e , specie per l’Italia , più piacevoli, sarà proprio quello dedicato all’attività dei dilettanti, di chi, cioè, non era legato a nessuna formula di meccanica uniformità e da nessuna schiavitù di mestiere, da chi, per posizione sociale e per cultura, era in grado di esercitare in modo tuttaffatto diverso la propria facoltà di osservazione, documentando per così dire dall’interno la vita dell’ambiente nel quale viveva …”

Alla generazione successiva al conte Primoli appartenne Alberto Bruno ( 1865-1922 ) anche lui fotografo dilettante, ma con ampi interessi imprenditoriali e pubblici. Tali interessi gli consentirono, nei primi decenni del Novecento, di documentare, oltre i ritrat- ti dei numerosi familiari, la vita mondana e popolare, gli eventi pubblici e privati della società napoletana e delle principali città italiane.

Alberto utilizzò in modo del tutto originale l’evoluzione tecnica intervenuta dall’immagine in “posa” all’”istantanea”, realizzando, con la collaborazione del figlio ancorchè giovinetto, sequenze fotografiche –veri e propri reportages – dei numerosi avvenimenti a cui intervenne nel perseguire i propri interessi o, più semplicemente, per curiosità.

FRANCESCO SAVERIO BRUNO (Napoli 1892-1938)

Primogenito indiscusso, Francesco Saverio Bruno condivide con il padre Alberto l’amministrazione dei beni e l’hobby della fotografia, si laurea in medicina a 22 anni presso l’ospedale degli Incurabili di cui diventa direttore sanitario (probabile allievo del santo Moscati).

Partecipa alla “Grande Guerra” come ufficiale medico di complemento nei Lancieri Mantova schierati sul fronte dell’Isonzo.

Uomo colto e laborioso vive in un mondo in trasformazione: prima il crollo della borsa per il delitto Matteotti (1924) e poi la grande crisi del 1929.

A lui si devono le immagini della Grande Guerra combattuta sul fronte dell’Isonzo e le successive fino agli anni Trenta

GIUSEPPE BRUNO (Napoli 1930-Roma 2012)

Si devono allo straordinario e paziente lavoro del nipote e figlio Giuseppe Bruno il ritrovamento, la conservazione e l’archiviazione di oltre seimila immagini su lastre originali e di circa settecento stampe che compongono questo archivio e coprono un arco di tempo dal 1890 al 1930 circa.

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